Pixel-Shift: nuovo metodo per eliminare IN AUTOMATICO il movimento tra gli scatti. Spiegato step by step

La Sony A7R III ha portato una grande novità: la possibilità di scattare in modalità Pixel Shift (PS per semplicità). In sostanza si tratta di spostare il sensore intorno ai 4 pixel di base e riprendere un’immagine per ognuna di questa 4 posizioni. Lo scopo è quello di eliminare le limitazioni della matrice di Bayer. Ne ho parlato in questo articolo di ultraSONY.it

Questo metodo fornisce risultati di grande interesse, ma presenta una grossa limitazione: va in tilt se un soggetto presente nella foto si muove “tra uno scatto e l’altro”. L’immagine finale appare retinata e inservibile.

Attenzione “tra uno scatto e l’altro” non vuol dire “durante lo scatto”: ho visto persone preparate cadere in questo trabocchetto. Non parliamo di foto “mosse” ma di 4 foto che devono essere assolutamente congruenti affinché si possa ricostruire l’informazione cromatica corretta. E’ chiaro che se, oltre a esserci movimento “tra” gli scatti, ce ne fosse anche “durante“…beh …è meglio buttar via la serie e ricominciare!

Nei primi mesi dopo il lancio della Sony A7R III avevo sviluppato un sistema che consisteva in sostanza di mascherare le zone “mosse” con una delle 4 immagini di base della serie. Questo lavoro andava fatto “a mano” e l’avevo descritto su un altro forum a cui collaboravo all’epoca. Era un lavoro molto tedioso e richiedeva tempo e precisione, ma…

…oggi tutto questo non è più necessario. Si può procedere con un metodo automatico, molto più veloce e preciso, lavorando un nuovo tipo di file che ha terminazione .ARQ

Procedimento di sintesi delle 4 immagini-base

A tutt’oggi esiste un solo software in grado di sintetizzare le 4 immagini-base in una nuova “super-immagine”. Questo software si chiama Imaging Edge ed è proprietario di Sony. Può essere scaricato qui  Non serve solo per il Pixel Shift, ma per qualsiasi immagine ottenuta da una fotocamera Sony. E’ molto lento, ma sui RAW riproduce colori e luminosità uguali ai  preset on-camera per i Jpeg.

Dopo aver ottenuto le 4 immagini-base, andremo su Imaging Edge (IE). Vediamo che i file-base di una serie-PS hanno un suffisso 1,2,3,4 per contraddistinguere le 4 riprese di base e hanno anche una piccolissima icona che simbolizza la matrice di Bayer. Ora è sufficiente fare un right-click su una qualsiasi di queste 4 immagini e il software automaticamente le riconosce tutte e 4 e apre un menu di contesto con varie opzioni tra cui quella di creare e editare l’immagine composita

 

 

Se clicchiamo su questa opzione si aprirà un altro Modulo di IE che si chiama Edit e qui si formerà (lentamente) l’immagine composita:

 

Eliminazione del movimento

Vediamo che c’è stato del movimento tra uno scatto e l’altro, il che si traduce in zone retinate che rendono l’immagine inservibile. Ma non buttiamola via, esiste una cura!

Su Raw Therapy, in generale, a questo punto possiamo fare 3 cose con questa immagine:

  1. editarla con dei semplici comandi sul lato destro
  2. esportare la super-immagine come normale TIF o JPEG (ma Imaging Edge aggiunge uno sharpening eccessivo)
  3. salvarla come file ARQ

L’ultima opzione è la più interessante: si tratta di un vero RAW (ma 4 volte più pesante) che ci consente di lavorare in ambienti esterni a Imaging Edge, possibilmente più sofisticati. Purtroppo nè ACR/Lr nè Capture One aprono questo tipo di file. I due software in grado di leggerlo sono Raw Therapy (RT) e Rawdigger. Il primo è gratuito e possiede anche una modalità automatica interessantissima di rimozione del movimento.

Per prima cosa dobbiamo attivare la “Motion Correction” e far apparire la maschera delle zone da correggere, consiglio di selezionare esattamente le opzioni come dalla seguente schermata:

La maschera verde indica appunto le zone da correggere. Ne possiamo regolare il Raggio, la transizione e l’adattamento ISO. Provate coi valori che ho riportato per iniziare.

La seconda opzione è molto interessante, perchè consente di selezionare l’immagine donatrice che può essere una qualsiasi delle 4. L’opzione “Equalize brightness…” è fondamentale per eliminare piccole zone non corrette sparse qua e là. Alcuni commentatori hanno bocciato la correzione automatica di RT perchè non si sono accorti dell’esistenza e utilità di questa opzione.

Non mi dilungo sul significato delle altre opzioni, ma consiglio di spuntare le opzioni come indicato.

A questo punto possiamo togliere la maschera e vedere il risultato:

Come si vede tutte le zone interessate al movimento sono state risolte con precisione e senza lasciare aloni o artefatti. Naturalmente in queste zone non ci sarà la super-risoluzione, ma normalmente si tratta di piccole zone rispetto al totale dell’immagine e di solito non “fondamentali”. Penso ad esempio a “piccole” persone che camminano in un ampio paesaggio o a foglie che si muovono col vento o ancora a nuvole in una giornata ventosa. Oppure il mare…che si muove anche di notte e non sta fermo mai 

Conclusioni

Il metodo descritto consente di eliminare “la” principale limitazione del Pixel Shift. In questo modo si estende l’utilità di questa potente funzionalità anche ai paesaggi (naturali e urbani) e alle macro in ambiente naturale. Da adesso il Pixel Shift non è più limitato alle sole foto di studio…o a panorami in zone deserte senza acque e senza vento 😉

 

In memoria di Renato Acri

Milano, 1977. Esco di corsa dal Politecnico dopo l’ultima esercitazione di “Analisi Matematica 3”. La strada per Como è lunga, ma “devo” passare al negozio della Metro, subito all’angolo di Piazza Leonardo da Vinci. E’ un negozio di fotografia “low-cost” e tutti gli studenti squattrinati e appassionati di fotografia di Milano si ritrovano lì prima di tornare a casa. E’ qui che sognavamo coi pacchi di carta da stampa sugli scaffali e un vago odore di solfati e solfiti nell’aria.

Solo che io ero un po’ diverso… perchè la mia passione fin da allora era il colore e la stampa a colori. Tutta colpa del grande Renato Acri.

Ma chi era Renato Acri? Era un redattore di Tutti Fotografi, mitica rivista di quegli anni senza Internet, diretta dalla famiglia Namias. Renato si occupava di una rubrica che si chiamava “Tuttocolore”, dove divulgava il verbo del colore in epoca analogica. Provava le pellicole, le carte di stampa e soprattutto forniva le ricette per i vari sviluppatori basati su reagenti della “Chimica Ornano” piccola ditta chimica situata alle porte di Milano che forniva prodotti chimici per la fotografia,  oltre a quelli già formulati, sostitutivi dei “carissimi” originali Kodak e Agfa.

Renato era un mito, la sua conoscenza era infinita e ha trascinato “Many a poor boy” sulla strada del vizio fotografico a colori 😉  Ma soprattutto aveva uno spirito di una leggerezza incredibile, scherzava sempre col suo sense of humour splendidamente napoletano. Era un signore che ci elargiva il suo sapere con affetto e intelligenza.

[Piccolo OT: Il suo stile coltissimo e leggero mi ricorda un altro grandissimo (e troppo poco conosciuto) e cioè Carlo Laurenzi, saggista elbano della Stampa, poi del Corriere e infine del Giornale dove si occupava di critica cinematografica]. Penso che oggi questo stile leggero e pieno di umorismo non si usi più  o forse nessuno è capace di produrlo…

Se io sono qui, se sono diventato stampatore di professione (ormai solo digitale) lo devo soprattutto a Renato.

A lui devo le lunghe notti passate in cucina, con mia mamma che si alzava ogni ora per vedere “se stavo bene”, a stampare col mio Durst a testa a colori dicroica e a sviluppare le stampe con uno stranissimo aggeggio che era la sviluppatrice per carta a colori termostatata. Mi ricordo che quando avevo finito dovevo lavare tutto e lasciare tutto in ordine. Ed erano sempre le 2 di notte. Alle sei mi sarei alzato di nuovo per prendere il treno della Nord e andare di nuovo a lezione al Poli.

E’ un miracolo che sia riuscito a finire l’Università ancora vivo 😉

Renato morì alcuni anni fa. Tuttifotografi fece una pessima figura perchè liquidò la sua morte con un titolino “Arrivederci Renato Acri”. Così, senza testo. Mi ero perfino chiesto se era andato in pensione o se era morto. Quando seppi che era morto, dalla rabbia cancellai l’abbonamento che ancora pagavo come forma di riconoscenza per gli anni lontani.

Renato, ti ho sempre voluto bene anche se allora non lo sapevo.

Un saluto al più grande “tuttocolorista” di sempre, così, col termine che avevi inventato tu.