La Sony A9. Parte 1/3: Autofocus e raffica. Analisi della PDAF

Eccomi di ritorno dalla mia settimana a Venezia con la A9! E’ ora di scrivere il nostro rapportino.

Ho pensato di dividere questa review in tre parti:

  1. Autofocus e Raffica
  2. Resa ad alti ISO
  3. Risoluzione effettiva della A9 vs A7RIII in condizioni pratiche e ad alti ISO

In questo articolo coprirò il punto 1. I punti 2 e 3 saranno affrontati nei prossimi due articoli

Sicuramente il nuovissimo AF e la raffica di 20 fps sono tra gli elementi che hanno attirato di più l’attenzione di utenti e media.

Tutto parte dalla nuova costruzione “stacked” cioè a strati, del sensore:

In pratica si può notare che

  • sotto all’area con i pixel del sensore vero e proprio (1)
  • c’è uno strato che comprende una memoria di buffer (2)
  • e un circuito di processo del segnale ad alta velocità (3) con le informazioni
  • che arrivano poi al processore di immagine Bionz X (4).

Questa costruzione a strati (stacked) rappresenta l’ultimissimo grido in fatto di sensori avanzati e consente di lavorare una mole enorme di dati in frazioni di secondo. Non è comunque la prima volta che Sony lo adotta, infatti c’era già nella pocket-sized Cyber-shot RX100 IV e sulla RX10 II bridge camera.

L’adozione dell’otturatore elettronico consente di scattare in scioltezza 20 fotografie al secondo (cioè i famosi 20 fps) senza difficoltà meccaniche.

L’altra innovazione consiste nell’altissima densità dei sensori di messa a fuoco: esistono infatti 693 sensori a rilevamento di fase chiamati di solito PDAF e cioè Phase Detection Auto Focus, oltre a 25 sensori a rilevamento di contrasto. La copertura garantita è impressionante, in pratica tutto il sensore è coperto da punti AF.

 

 

Molti si chiedono qual è la differenza tra la messa a fuoco a PDAF e CDAF e cioè tra rilevamento di fase e rilevamento di contrasto. La differenza sta nel diverso principio in cui lavorano.

  1. la PDAF opera una stima “a priori” della posizione di fuoco e porta l’obiettivo sulla posizione corrispondente e poi si ferma lì: si tratta cioè di un controllo di tipo “Feedforward” senza un controllo successivo. Il vantaggio è la velocità dell’operazione che è praticamente istantanea, ma lo svantaggio sta nella scarsa precisione, come nelle reflex che hanno bisogno di continue tarature, spesso insoddisfacenti.
  2. Il rilevamento di contrasto invece lavora per approssimazioni successive: porta l’obiettivo su un determinato punto, misura l’errore, fa una nuova correzione, misura di nuovo l’errore e così via fino a che l’errore residuo non sia inferiore a un valore predeterminato. Si parla di controllo “Feedback”. Il vantaggio è la precisione , il grave difetto è la lentezza, come nelle  reflex quando tentano di mettere a fuoco in Live-View e danno luogo a un continuo balletto avanti-indietro che si chiama “hunting”.

La differenza nel processo è schematizzata qui di seguito:

In sostanza un sistema feedback ha bisogno di un errore per poter generare un’azione correttiva, mentre il feedforward agisce a prescindere dall’errore, detta in modo molto approssimativo.

I sensori PDAF sono preferibili a quelli a contrasto, ma hanno il problema dell’errore residuo. Nel caso delle reflex l’errore residuo è dovuto al fatto che i sensori PDAF non sono situati sul sensore dell’immagine ma in una posizione prossima al mirino a cui i raggi luminosi arrivano dopo una serie di rimandi tramite vari specchi e prismi, che inevitabilmente hanno una certa tolleranza. Questo è il motivo per cui si deve ricorrere a una lunga e tediosa serie di tarature che non sono mai soddisfacenti, per esempio nel caso degli zoom la taratura per il lungo fuoco non è mai perfetta per il corto fuoco, oppure la taratura per una distanza breve non va bene per l’infinito e viceversa.

Tutto questo sulle mirrorless non c’è più. I sensori PDAF sono situati sulla superficie del sensore di immagine per cui non hanno bisogno di tarature…ma non è finita qui, infatti le nostre Sony “rifiniscono” il lavoro delle cellule PDAF con un rapidissimo e quasi istantaneo passaggio al rilevamento di contrasto per ottenere la precisione anche in condizioni critiche. Vedremo poi che non è “sempre” così…diciamo quasi sempre 😉

 

Ricapitoliamo le caratteristiche salienti dello scatto a raffica e dell’AF della Sony A9:

  • AF ibrido operante a 60 calcoli al secondo
  • 693 pixel di messa a fuoco PDAF per copertura pressoché totale dell’immagine + 25 sensori a contrasto
  • 20 scatti al secondo (20 fps) con AF tracking, ma solo con lenti abilitate, vedere qui
  • otturatore elettronico con scatto totalmente silenzioso
  • visione a mirino continua, non oscurata neppure durante i 20 fps
  • alla frequenza di 20 fps si possono scattare circa 250 foto in RAW compresso.
  • Tempo minimo di scatto pari a 1/32000 di secondo (otturatore elettronico)

Vediamo nella pratica come ha funzionato nel mio test.

Dato che ero a Venezia non potevo ritrarre auto da corsa o bufali inferociti (se escludiamo i turisti :mrgreen: ) per cui ho optato per i gabbiani in volo ripresi dalla Riva degli Schiavoni.  La velocità di un gabbiano in volo supera facilmente i 60 km/h, ma vicino alla riva ha scarti e cambi di direzone molto più imprevedibili, per esempio, di uno sport velocistico, per cui rappresenta una sfida più impegnativa di quanto possa sembrare.

Se esiste un problema legato alla raffica della A9 è che in pochi minuti si possono scattare varie migliaia di fotografie! Non è tanto un problema di memoria o di spazio di disco, ma del successivo tedioso lavoro di analisi delle immagini. Mi sono ritrovato in pochi minuti con 5000 foto!

I risultati sono stati ottimi, anche se con alcune limitazioni che vedremo in breve.

Modalità di messa a fuoco.

Le modalità sono molteplici e la stessa Sony ha ritenuto utile creare un riassuntino con le indicazioni di massima per ogni situazione che potete trovare qui. Si tratta di una guida veramente fatta bene, ma che dovrete poi adattare alla vostra pratica e al vostro modo di lavorare. Va presa come un punto di partenza.

Nel mio caso ho lavorato con queste modalità:

  • Focus Area Zone. Si sceglie una ampia zona del mirino e si lascia alla macchina il compito di capire qual è il nostro soggetto. Pro: lo fa molto bene. Contro: a volte ci sono 2 soggetti interessanti e la A9 può avere un’opinione diversa dalla vostra su quale sia quello più interessante 😉
  • Focus Area: Expand Flexible Spot. Con Lock-On (vuol dire che insegue il soggetto). Pro: ci consente di non preoccuparci di mantenere il soggetto dentro alla nostra area selezionata. Contro: a volte cambia il soggetto
  • Focus Area: Expand Flexible Spot, senza Lock-On. Pro; decidiamo noi. Contro: dobbiamo mantenere il soggetto dentro all’area selezionata e a volte è proprio difficile

 

Veniamo alle immagini. Ho lavorato col fantastico Sony 70-200mm f/2.8 usato sempre a TA e cioè a f/2.8

Ho scattato veramente molte raffiche…è impossibile non lasciarsi andare a questa mitraglietta…e i risultati sono stati sempre stellari. Posto qui di seguito il collage di una di queste raffiche costituita dalle seguenti 294 immagini.Delle ultime non si vede un granchè, ragion per cui troverete l’immagine ingrandita proprio dell’ultima più in basso.

 

 

L’AF non ha avuto un compito così facile come sembra perché ha dovuto evitare di mettere il fuoco sugli oggetti che man man venivano a trovarsi davanti o dietro al gabbiano.

Per poter apprezzare la qualità delle immagini posto la prima e l’ultima della serie, di questa in particolare posto un crop. Cliccate per vederle meglio entrambe.

 

 

Come detto, dell’ultima posto un crop visto che il gabbiano si era già allontanato, ma non per questo si è persa la nitidezza, come si può vedere:

 

 

Una buona parte di questo successo va ascritto all’obiettivo usato che è il Sony 70-200mm f/2.8 GM. Credo che sia uno dei migliori obiettivi di questo tipo sul mercato, sicuramente se la vede col Nikon equivalente, considerato anch’esso uno dei top. Posseggo questa lente da un mese e non mi sono ancora abituato a questi livelli di qualità 🙂  Conto di scrivere presto un nuovo articolo proprio su questo 70-200 GM qui su ultraSONY….compatibilmente coi miei impegni di lavoro per SlowPrint.

Aspetti negativi

  1. Stranamente, ogni tanto, nella raffica appare una foto leggermente sfuocata, sembra che l’AF nella raffica velocissima di 20 fps abbia ogni tanto un attimo di incertezza, ma si riprende subito nell’immagine successiva. Il “keep-rate” non è quindi il 100% ma l’altissimo numero di immagini consente comunque di avere un numero di keepers più alto di quanto si avrebbe per esempio con una Nikon D5 o una Canon DX1 nonostante queste abbiano forse una percentuale più alta…ma non di percentuali di pagnotte si ciba l’uomo bensì di numero di pagnotte 😉 
  2. C’è la famosa questione che durante lo svuotamento del buffer non è possibile accedere al Menu. Questo è un difetto secondo me molto marginale, ma è stato pubblicizzato dalla concorrenza. Effettivamente c’è e la cosa strana è che NON c’è sulla A7RIII che evidentemente gode dei benefici di un anno in più di giovinezza e quindi di sviluppi tecnologici. Sarebbe molto utile avere una scheda XQD per mantenere lo stesso buffer infinito della Nikon D5 o Canon equivalente. Sony però segue la sua strada e ho la sensazione che non vedremo la XQD neppure sulla A9 Mk2
  3. La A9 non possiede ancora un’uscita USB 3, questo per me è più importante della questione al punto 2. Di nuovo la A7RIII possiede addirittura un’uscita USB-C quindi compatibile con 3.1. Qui sicuramente vedremo un upgrade con la A9 Mk2.
  4. Il punto 4 non c’è…io non vedo altre limitazioni o difetti

 

Bene, direi che questa prima parte si può dire conclusa. Ovviamente è solo un primo assaggio, ma mi ha consentito di lavorare con un attrezzo che, pur avendo ancora qualche aspetto non completamente maturo, rappresenta l’ultimissima tecnologia mondiale disponibile in fatto di fotografia ed è sicuramente un’era davanti a qualsiasi Reflex.

Dopo aver passato una settimana con la A9 è quasi impossibile tornare a una Reflex. Certo le Reflex hanno rappresentato un’epoca meravigliosa della fotografia, ma oggi sono arrivate al termine della loro vita. E’ impossibile non sentire un po’ di nostalgia, non per le “Reflex” in sé naturalmente, ma per un pezzo della nostra vita che abbiamo vissuto con esse e che adesso è finito. E’ morto il Re, Viva il Re!

Presto pubblicherò anche la seconda e la terza parte sull’uso della A9, come preannunciato.

Grazie per avermi letto e ciao a tutti!