Sigma annuncia 9 lenti per Sony FE… ci sono good news/bad news

Sigma ha annunciato che introdurrà “gradualmente” 9 nuovi obiettivi per Sony FE. L’annuncio originale è qui

Si tratta di 7 obiettivi già esistenti più i due annunciati ieri.

I 9 obiettivi sono:

  • 14mm F1.8 DG HSM | Art
  • 20mm F1.4 DG HSM | Art
  • 24mm F1.4 DG HSM | Art
  • 35mm F1.4 DG HSM | Art
  • 50mm F1.4 DG HSM | Art
  • 70mm F2.8 DG Macro | Art (nuovo)
  • 85mm F1.4 DG HSM | Art
  • 105mm F1.4 DG HSM | Art (nuovo)
  • 135mm F1.8 DG HSM | Art

L’annuncio spiega in dettaglio come si svilupperà l’offerta.

Gli aspetti principali che notiamo sono:

  1. Lo schema ottico resterà invariato…e questa secondo me non è una buona notizia. Speravamo tutti che Sigma producesse delle vere lenti mirrorless sfruttando il tiraggio bassissimo delle Sony FE. Invece sarà lo stessa schema ottico il che vuol dire che dovranno aggiungere un “tubone” per ripristinare il tiraggio delle lenti nate per le reflex. E’ veramente un’occasione sprecata che ridurrà di molto l’attrattiva di queste lenti sugli utenti Sigma. Infatti il confronto dimensionale tra questi Sigma Art FE e i Sony FE sarà impietoso.
  2. L’AF verrà invece completamente ri-adattato per sfruttare le altissime prestazioni del sistema AF ibrido (e cioè PDAF + CDAF) delle Sony FE. verranno totalmente superate le limitazioni che si riscontrano oggi nell’uso dell’attacco Canon accoppiato all’adattatore MC-11 che in effetti sono tali e tante da renderlo inservibile in modalità AF-C e utilizzabile, ma con molte limitazioni, in AF-S.
  3. Verrà mantenuta la stabilizzazione IBIS cioè del sensore, otre a quella della lente quando presente. Ottima notizia ma avveniva già con l’MC-11
  4. Dati nativi per la correzione delle aberrazioni saranno caricati sulle lenti in modo da rendere possibile la correzione in-camera e, aggiungo io, in Lightroom che legge questi dati e li applica in modo nativo.
  5. Possibile conversione degli obiettivi nati con attacchi diversi. Non è chiaro se questo si applicherà a tutte le lenti Sigma Art oppure solo a queste 9. In ogni caso non sempre la conversione è vantaggiosa dal punto di vista economico. Spesso è consigliabile vendere l’obiettivo e comprarne uno nuovo col nuovo attacco desiderato.
  6. Gli algoritmi dell’AF non sono stati ottenuti da Sigma tramite retro-engineering, ma tramite un vero e proprio accordo commerciale con Sony!!!! “Note: This product is developed, manufactured and sold based on the specifications of E-mount which was disclosed by Sony Corporation under the license agreement with Sony Corporation.” Questo aspetto ha conseguenza enormi per il futuro delle mirrorless, infatti vuol dire che
  •  l’AF di questi Sigma funzionerà bene esattamente come con i Sony
  • Sony è convinta di guadagnare dalla disponibilità delle lenti Sigma FE, la sua politica di “open-source” per così dire è l’esatto opposto di quella di Nikon e darà i suoi frutti!
  • I Sigma per ML Sony funzioneranno presumibilmente meglio dei Sigma per ML Nikon quando ci saranno, a meno che Nikon non cambi la sua politica

Conclusioni preliminari:

  • La disponibilità di obiettivi Sigma FE è sicuramente una buona notizia anche per calmierare i prezzi dei Sony FE notoriamente piuttosto alti
  • E’ però un’occasione perduta per rivedere il progetto ottico in chiave mirrorless. L’approccio seguito da Samyang in questo senso appare molto più coraggioso. Mi stupisce questa scelta conservativa di Sigma. Forse dopo questi anni aggressivi e all’avanguardia tecnologica è arrivato il momento di tirare i remi in barca
  • La mia sensazione è che comunque si tratterà di obiettivi estremamente usabili sulle Sony FE e dotati di alte prestazioni, aldilà delle dimensioni e pesi che saranno evidentemente al di sopra degli equivalenti Sony FE
  • Speriamo di vedere presto anche gli zoom, in particolare il fantastico 24-35mm f/2 che non ha equivalenti Sony né di nessuna marca
  • La disponibilità dei Sigma FE aumenterà ancora di più l’interesse del pubblico per le Sony ML…che è poi il motivo per cui Sony ha concesso a Sigma l’uso del suo software AF originale

 

La fine delle Reflex e l’avvento delle Mirrorless

Non è colpa di Sony. In realtà Nikon con la sua piccola meraviglia tecnologica (per l’epoca) e cioè la V1 aveva marcato un importante passo verso le mirrorless, ma poi è venuta la decisione di difendere a oltranza il giardinetto di casa e cioè le Reflex e di fermare lo sviluppo delle ML.

Non fu una decisione felice e Nikon ha rischiato l’estinzione. Per ora si è salvata con la bellissima e tristemente obsoleta D850, ma non potrà sbagliare il prossimo passo.A proposito, la V1 ce l’ho ancora e la uso ancora … a differenza di tanti che all’epoca ne dissero meraviglie per poi venderla senza nessuna pietà 😳  povera!

E Canon? in realtà Canon ha seguito un cammino più logico lanciando sul mercato le sue ML APS (M3, M5, M6 e M100), macchine prive di vero contenuto innovativo, ma sufficienti per mettere il piedino nell’acqua della piscina e per vendere comunque un numero molto-molto interessante di esemplari!

Trovo interessante il gioco di equilibrismo di Canon sul suo microsito delle ML:  La paura di perdere il vantaggio delle Reflex traspare in modo evidente

 

 

Ma torniamo a noi. Oggi la Sony A7RIII è una macchina finalmente “rotonda” e priva di quegli spigoli immaturi che aveva la A7Mk1 e in una certa misura anche la A7mk2 (R, liscia e S). La A9 rappresenta un ulteriore balzo in avanti, ne sto parlando qua.

Presenta ancora qualche lato immaturo, come era successo alle prime A7. E’ una cosa logica e Sony ha dimostrato di saper migliorare in modo significativo a ogni iterazione delle sue ML. La A9 Mk2 sarà prevedibilmente “matura”.

Invece Nikon si è fatta sorprendere in grande ritardo. Io non credo che la prima versione della sua ML potrà essere priva dei difetti naturali delle prime versioni di qualsiasi cosa…Nikon dovrà percorrere lo stesso lungo cammino che ha compiuto Sony. Certo, potrà copiare molto di ciò che non è brevettato, ma la strada sarà comunque lunga.

Questa situazione di evidente ritardo  e obsolescenza tecnologica ha creato un grande senso di disagio nei più fedeli utenti Nikon (vogliamo chiamarli fanboys?). Per loro il nome Sony crea un istantaneo attacco di bile  e una reazione che non ci si aspetterebbe da maturi signori di mezz’età.

Non parlo chiaramente della maggioranza dei nikonisti che non ha nessun pregiudizio (anzi in molti stanno passando a Sony!), ma alla ristretta cerchia degli irriducibili. Per noi nuovi Sonysti è tutto sommato divertente…un sorrisino e via a scattare con le nostre belle ML!

In realtà tutti i grandi passaggi tecnologici hanno creato grosse difficoltà a chi non si è adeguato, difficoltà proprio psicologiche. Tra i tanti esempi mi piace ricordarne uno che rientra nell’ambito di una delle mie passioni e cioè le automobili da corsa.

Parlo delle Formula 1 degli anni 60 quando ci fu l’epocale passaggio dal motore anteriore al motore posteriore posto in posizione “centrale” e cioè tra l’asse posteriore e la cabina del pilota. La Ferrari cercò di opporsi per anni a questa innovazione. Sono rimaste famose le parole di Enzo Ferrari: “non si deve mettere il carro davanti ai buoi”…che oggi ci fanno sorridere.

Ma lui non deve aver sorriso molto nel vedere le batoste che le agilissime Cooper e Lotus infliggevano ai suoi vecchi pachidermi (coi buoi davanti 🙂 ) che avevano sicuramente i migliori motori dell’epoca ma erano impossibili da guidare.

E’ interessante vedere un paio di foto dell’epoca di una Ferrari a motore anteriore e poi di una Cooper già a motore posteriore

 

Dopo il dominio iniziale delle Cooper, verranno le Brabham (Jack aveva corso proprio con una Cooper con cui aveva vinto due titoli mondiali prima di fondare la sua scuderia) e le Lotus. Le Ferrari si adegueranno e vivranno tra alterne vicende fino ai nostri giorni…con eccezione dell’epoca Schumacher/Brawn

Qui sotto il grande Farina guida la schiappona Ferrari 555F1, ancora a motore anteriore come si vede

 

 

Che differenza! vero?

Io trovo che il parallelo con le macchine fotografiche di oggi sia perfetto. Da un lato abbiamo le nuovi agili e scattanti ML con in testa la hyper-veloce A9 e dall’altra i vecchi pachidermi come la Nikon D5 e la Canon 1Dxmk2. Macchine bellissime a modo loro, con perfetti meccanismi che consentono allo specchio di sbatacchiare a 12-14 fps!! ma irrimediabilmente pesanti e inutilmente complesse.

In una parola: obsolete. Campioni di un’epoca che fu.


A proposito di shootout, non trovate stupenda questa locandina? Scarlett Johansson (la Vedova Nera) sembra molto determinata. In questo fotomontaggio usa una telecamera Canon, la vedrei bene con una A9 anche se le dimensioni minute non avrebbero lo stesso effetto 😉

 

La Sony A9. Parte 1/3: Autofocus e raffica. Analisi della PDAF

Eccomi di ritorno dalla mia settimana a Venezia con la A9! E’ ora di scrivere il nostro rapportino.

Ho pensato di dividere questa review in tre parti:

  1. Autofocus e Raffica
  2. Resa ad alti ISO
  3. Risoluzione effettiva della A9 vs A7RIII in condizioni pratiche e ad alti ISO

In questo articolo coprirò il punto 1. I punti 2 e 3 saranno affrontati nei prossimi due articoli

Sicuramente il nuovissimo AF e la raffica di 20 fps sono tra gli elementi che hanno attirato di più l’attenzione di utenti e media.

Tutto parte dalla nuova costruzione “stacked” cioè a strati, del sensore:

In pratica si può notare che

  • sotto all’area con i pixel del sensore vero e proprio (1)
  • c’è uno strato che comprende una memoria di buffer (2)
  • e un circuito di processo del segnale ad alta velocità (3) con le informazioni
  • che arrivano poi al processore di immagine Bionz X (4).

Questa costruzione a strati (stacked) rappresenta l’ultimissimo grido in fatto di sensori avanzati e consente di lavorare una mole enorme di dati in frazioni di secondo. Non è comunque la prima volta che Sony lo adotta, infatti c’era già nella pocket-sized Cyber-shot RX100 IV e sulla RX10 II bridge camera.

L’adozione dell’otturatore elettronico consente di scattare in scioltezza 20 fotografie al secondo (cioè i famosi 20 fps) senza difficoltà meccaniche.

L’altra innovazione consiste nell’altissima densità dei sensori di messa a fuoco: esistono infatti 693 sensori a rilevamento di fase chiamati di solito PDAF e cioè Phase Detection Auto Focus, oltre a 25 sensori a rilevamento di contrasto. La copertura garantita è impressionante, in pratica tutto il sensore è coperto da punti AF.

 

 

Molti si chiedono qual è la differenza tra la messa a fuoco a PDAF e CDAF e cioè tra rilevamento di fase e rilevamento di contrasto. La differenza sta nel diverso principio in cui lavorano.

  1. la PDAF opera una stima “a priori” della posizione di fuoco e porta l’obiettivo sulla posizione corrispondente e poi si ferma lì: si tratta cioè di un controllo di tipo “Feedforward” senza un controllo successivo. Il vantaggio è la velocità dell’operazione che è praticamente istantanea, ma lo svantaggio sta nella scarsa precisione, come nelle reflex che hanno bisogno di continue tarature, spesso insoddisfacenti.
  2. Il rilevamento di contrasto invece lavora per approssimazioni successive: porta l’obiettivo su un determinato punto, misura l’errore, fa una nuova correzione, misura di nuovo l’errore e così via fino a che l’errore residuo non sia inferiore a un valore predeterminato. Si parla di controllo “Feedback”. Il vantaggio è la precisione , il grave difetto è la lentezza, come nelle  reflex quando tentano di mettere a fuoco in Live-View e danno luogo a un continuo balletto avanti-indietro che si chiama “hunting”.

La differenza nel processo è schematizzata qui di seguito:

In sostanza un sistema feedback ha bisogno di un errore per poter generare un’azione correttiva, mentre il feedforward agisce a prescindere dall’errore, detta in modo molto approssimativo.

I sensori PDAF sono preferibili a quelli a contrasto, ma hanno il problema dell’errore residuo. Nel caso delle reflex l’errore residuo è dovuto al fatto che i sensori PDAF non sono situati sul sensore dell’immagine ma in una posizione prossima al mirino a cui i raggi luminosi arrivano dopo una serie di rimandi tramite vari specchi e prismi, che inevitabilmente hanno una certa tolleranza. Questo è il motivo per cui si deve ricorrere a una lunga e tediosa serie di tarature che non sono mai soddisfacenti, per esempio nel caso degli zoom la taratura per il lungo fuoco non è mai perfetta per il corto fuoco, oppure la taratura per una distanza breve non va bene per l’infinito e viceversa.

Tutto questo sulle mirrorless non c’è più. I sensori PDAF sono situati sulla superficie del sensore di immagine per cui non hanno bisogno di tarature…ma non è finita qui, infatti le nostre Sony “rifiniscono” il lavoro delle cellule PDAF con un rapidissimo e quasi istantaneo passaggio al rilevamento di contrasto per ottenere la precisione anche in condizioni critiche. Vedremo poi che non è “sempre” così…diciamo quasi sempre 😉

 

Ricapitoliamo le caratteristiche salienti dello scatto a raffica e dell’AF della Sony A9:

  • AF ibrido operante a 60 calcoli al secondo
  • 693 pixel di messa a fuoco PDAF per copertura pressoché totale dell’immagine + 25 sensori a contrasto
  • 20 scatti al secondo (20 fps) con AF tracking, ma solo con lenti abilitate, vedere qui
  • otturatore elettronico con scatto totalmente silenzioso
  • visione a mirino continua, non oscurata neppure durante i 20 fps
  • alla frequenza di 20 fps si possono scattare circa 250 foto in RAW compresso.
  • Tempo minimo di scatto pari a 1/32000 di secondo (otturatore elettronico)

Vediamo nella pratica come ha funzionato nel mio test.

Dato che ero a Venezia non potevo ritrarre auto da corsa o bufali inferociti (se escludiamo i turisti :mrgreen: ) per cui ho optato per i gabbiani in volo ripresi dalla Riva degli Schiavoni.  La velocità di un gabbiano in volo supera facilmente i 60 km/h, ma vicino alla riva ha scarti e cambi di direzone molto più imprevedibili, per esempio, di uno sport velocistico, per cui rappresenta una sfida più impegnativa di quanto possa sembrare.

Se esiste un problema legato alla raffica della A9 è che in pochi minuti si possono scattare varie migliaia di fotografie! Non è tanto un problema di memoria o di spazio di disco, ma del successivo tedioso lavoro di analisi delle immagini. Mi sono ritrovato in pochi minuti con 5000 foto!

I risultati sono stati ottimi, anche se con alcune limitazioni che vedremo in breve.

Modalità di messa a fuoco.

Le modalità sono molteplici e la stessa Sony ha ritenuto utile creare un riassuntino con le indicazioni di massima per ogni situazione che potete trovare qui. Si tratta di una guida veramente fatta bene, ma che dovrete poi adattare alla vostra pratica e al vostro modo di lavorare. Va presa come un punto di partenza.

Nel mio caso ho lavorato con queste modalità:

  • Focus Area Zone. Si sceglie una ampia zona del mirino e si lascia alla macchina il compito di capire qual è il nostro soggetto. Pro: lo fa molto bene. Contro: a volte ci sono 2 soggetti interessanti e la A9 può avere un’opinione diversa dalla vostra su quale sia quello più interessante 😉
  • Focus Area: Expand Flexible Spot. Con Lock-On (vuol dire che insegue il soggetto). Pro: ci consente di non preoccuparci di mantenere il soggetto dentro alla nostra area selezionata. Contro: a volte cambia il soggetto
  • Focus Area: Expand Flexible Spot, senza Lock-On. Pro; decidiamo noi. Contro: dobbiamo mantenere il soggetto dentro all’area selezionata e a volte è proprio difficile

 

Veniamo alle immagini. Ho lavorato col fantastico Sony 70-200mm f/2.8 usato sempre a TA e cioè a f/2.8

Ho scattato veramente molte raffiche…è impossibile non lasciarsi andare a questa mitraglietta…e i risultati sono stati sempre stellari. Posto qui di seguito il collage di una di queste raffiche costituita dalle seguenti 294 immagini.Delle ultime non si vede un granchè, ragion per cui troverete l’immagine ingrandita proprio dell’ultima più in basso.

 

 

L’AF non ha avuto un compito così facile come sembra perché ha dovuto evitare di mettere il fuoco sugli oggetti che man man venivano a trovarsi davanti o dietro al gabbiano.

Per poter apprezzare la qualità delle immagini posto la prima e l’ultima della serie, di questa in particolare posto un crop. Cliccate per vederle meglio entrambe.

 

 

Come detto, dell’ultima posto un crop visto che il gabbiano si era già allontanato, ma non per questo si è persa la nitidezza, come si può vedere:

 

 

Una buona parte di questo successo va ascritto all’obiettivo usato che è il Sony 70-200mm f/2.8 GM. Credo che sia uno dei migliori obiettivi di questo tipo sul mercato, sicuramente se la vede col Nikon equivalente, considerato anch’esso uno dei top. Posseggo questa lente da un mese e non mi sono ancora abituato a questi livelli di qualità 🙂  Conto di scrivere presto un nuovo articolo proprio su questo 70-200 GM qui su ultraSONY….compatibilmente coi miei impegni di lavoro per SlowPrint.

Aspetti negativi

  1. Stranamente, ogni tanto, nella raffica appare una foto leggermente sfuocata, sembra che l’AF nella raffica velocissima di 20 fps abbia ogni tanto un attimo di incertezza, ma si riprende subito nell’immagine successiva. Il “keep-rate” non è quindi il 100% ma l’altissimo numero di immagini consente comunque di avere un numero di keepers più alto di quanto si avrebbe per esempio con una Nikon D5 o una Canon DX1 nonostante queste abbiano forse una percentuale più alta…ma non di percentuali di pagnotte si ciba l’uomo bensì di numero di pagnotte 😉 
  2. C’è la famosa questione che durante lo svuotamento del buffer non è possibile accedere al Menu. Questo è un difetto secondo me molto marginale, ma è stato pubblicizzato dalla concorrenza. Effettivamente c’è e la cosa strana è che NON c’è sulla A7RIII che evidentemente gode dei benefici di un anno in più di giovinezza e quindi di sviluppi tecnologici. Sarebbe molto utile avere una scheda XQD per mantenere lo stesso buffer infinito della Nikon D5 o Canon equivalente. Sony però segue la sua strada e ho la sensazione che non vedremo la XQD neppure sulla A9 Mk2
  3. La A9 non possiede ancora un’uscita USB 3, questo per me è più importante della questione al punto 2. Di nuovo la A7RIII possiede addirittura un’uscita USB-C quindi compatibile con 3.1. Qui sicuramente vedremo un upgrade con la A9 Mk2.
  4. Il punto 4 non c’è…io non vedo altre limitazioni o difetti

 

Bene, direi che questa prima parte si può dire conclusa. Ovviamente è solo un primo assaggio, ma mi ha consentito di lavorare con un attrezzo che, pur avendo ancora qualche aspetto non completamente maturo, rappresenta l’ultimissima tecnologia mondiale disponibile in fatto di fotografia ed è sicuramente un’era davanti a qualsiasi Reflex.

Dopo aver passato una settimana con la A9 è quasi impossibile tornare a una Reflex. Certo le Reflex hanno rappresentato un’epoca meravigliosa della fotografia, ma oggi sono arrivate al termine della loro vita. E’ impossibile non sentire un po’ di nostalgia, non per le “Reflex” in sé naturalmente, ma per un pezzo della nostra vita che abbiamo vissuto con esse e che adesso è finito. E’ morto il Re, Viva il Re!

Presto pubblicherò anche la seconda e la terza parte sull’uso della A9, come preannunciato.

Grazie per avermi letto e ciao a tutti!

Le Sony A9 e ARIII partono per 4 giorni di carnevale a Venezia insieme a obiettivi GM e altri

Siamo in partenza per una 4 giorni di full immersion al Carnevale di Venezia. Ho appena ricevuto in prova la Sony A9 da Massimo Vinera, titolare di “Foto Massimo Vinera” e Virtual Foto, che ringrazio di cuore.

Sono curiosissimo di provarla insieme alle mie A7RIII e A7 mk1, oltre a questa serie di ottiche. E’ stato difficile selezionare, io le porterei tutte 😎 :

  • Sony FE 28mm f/2
  • Sony FE 85mm f/1.8
  • Sony FE 100mm f/2.8 STF GM
  • Sony 70-200 mm f/2.8 GM
  • Sigma Art 24-35mm f/2 con MC-11

Porterò anche due flash per i controluce diurni e non certo per le notturne dove gli alti ISO certo non spaventano nessuna delle Sony!

Ci sentiamo per gli update nei prossimi giorni. Per scaldarci un po’ intanto posto due foto fatte negli anni scorsi con la Sony A7mk1.